The Bear: la migliore serie tv del 2022 su Disney+

L’odierna drammaturgia televisiva, da Masterchef a Top Chef, da Chef’s Table a Hell’s Kitchen, ha aperto le porte al mondo meraviglioso della cucina creativa e stellata, senza però soffermarsi sufficientemente sulla dura vita che gli chef, degni di questo nome, vivono. Il cervello di chi lavora in cucina ha la zona dell’apprendimento più grande tre volte rispetto a quello di una persona normale: lo stress che deve sopportare, spesso è davvero impossibile da gestire. Soprattutto se hai una stella (o più) Michelin, cucita sulla divisa.
Poche ore di sonno, il corpo costretto a sottoporsi a temperature molto alte ogni giorno, nessun weekend libero, nessuna vacanza improvvisata, pochi rapporti personali e spesso costretti a orari anomali per chi è abituato a lavorare “in ufficio”. La gavetta, i sacrifici, la pressione, l’ansia da prestazione, il nervosismo: corpo e mente, vengono spinti costantemente oltre i propri limiti. Gordon Ramsey, stimato e celebre chef nonché personaggio televisivo, anni fa aprì il vaso di Pandora sul mondo dei ristoranti stellati, ammettendo che l’uso smodato di sostanze come la cocaina, è diffusissimo nell’ambiente. Tutti lo sanno, tutti fingono che non sia così (nel 2003, un collaboratore di Ramsey, morì sul posto di lavoro per un’overdose).
Molti “fine-dining” chef non ce la fanno e scelgono di togliersi la vita, Anthony Bourdain è un esempio triste, di tanti casi meno conosciuti: quei “maghi” dei fornelli che dopo aver vissuto una vita folle in cucina, finiscono per soccomberle, loro malgrado.
Complice di tutto ciò un messaggio che la cultura americana da sempre veicola e che dalle cucine stellate degli Stati Uniti a quelle del resto del mondo, arriva forte e chiaro: sacrificarsi nobilmente lavorando il più possibile, alla fine ripagherà.
E se è vero che per la maggior parte dei lavori non è per fortuna così, e che questo retaggio frutto del consumismo e dell’incessante sogno americano oggi inizia a essere ridimensionato, è pur vero che invece per alcuni lavori, come la cucina appunto, le ore “sul campo”, la fatica e la determinazione quasi ossessiva, purtroppo sono necessari.

Jeremy Allen White in The Bear
FX’s THE BEAR “Hands” (Airs Thursday, June 23) Pictured: Jeremy Allen White as Carmen ‘Carmy’ Berzatto. CR: Matt Dinerstein/FX

Lo sa bene Carmen “Carmy” Berzatto, giovane chef proveniente dal mondo della ristorazione, che dopo anni trascorsi a New York come sous chef di un cuoco Michelin, torna nella sua città natale, Chicago, per gestire la paninoteca del fratello, The Original Beef of Chicagoland, dopo uno straziante lutto in famiglia.
Astro nascente e talentuoso nel mondo della ristorazione (nominato tra i “Best New Chefs” da Food & Wine’s) e ora lontanissimo dal contesto in cui ha trascorso gli ultimi anni, Carmy deve affrontare la dura realtà della gestione di una piccola impresa con un personale di cucina ostinato e riluttante e i difficili e tesi rapporti familiari.
Gli anni nella fine-dining cuisine, hanno causato a Carmy un non dichiarato disturbo PSTD (post-traumatic stress disorder): soffre di allucinazioni e incubi, di insonnia e attacchi di ansia e il tutto emerge violentemente e in maniera inarrestabile mentre affronta le conseguenze del suicidio del fratello.

Uno strepitoso Jeremy Allen White è Carmy Berzatto (Shameless) in The Bear, serie tv interamente disponibile su Disney+ dal 5 ottobre, che parla di cibo e famiglia, della follia della routine e dei ripidi e scivolosi inconvenienti.
Nel corso degli otto episodi che compongono la prima stagione (la serie è prodotta da FX Productions ed è stata rinnovata per una seconda stagione) mentre Carmy lotta per trasformare sia il family diner The Original Beef of Chicagoland che sé stesso, lavora al fianco di una squadra di cucina decisamente sopra le righe che alla fine si rivelerà essere molto più di una semplice brigata.

Il personaggio di Carmy sembra letteralmente cucito addosso a White: i fan di Shameless ritroveranno certamente Lip in tantissimi aspetti di questo personaggio. Dagli sguardi confusi e sofferenti, alla sua gestualità nell’accendere una sigaretta o nel tirare un pugno al muro; dalle lacrime silenziose che (non) gli solcano il viso, al sorriso rassicurante che assume quando ha la situazione sotto controllo. Carmy è un “flaky boy” (continuate a seguirci perché ne parleremo più a fondo prossimamente), un ragazzo fragile e dal passato difficile, ostinato e determinato, uno per cui la strada da fare è doppia a causa dell’ereditarietà lasciatagli dalla famiglia.
Il peso di questa ereditarietà e dei sensi di colpa unito all’urgenza di un riscatto, hanno formato il carattere di questo personaggio meravigliosamente vulnerabile e delicato, calato in una rappresentazione realistica e sfaccettata della vita tra le mura di un ristorante.

Serie The Bear Disney+
FX’s THE BEAR “Sheridan” (Airs Thursday, June 23) Pictured: (l-r) Matty Matheson as Neil Fak, Jeremy Allen White as Carmen ‘Carmy’ Berzatto. CR: Matt Dinerstein/FX

La serie è umida, livida e “sporca” come la città e il quartiere che la ospita: The Original Beef of Chicagoland si trova nel River North di Chicago ed è popolare tra la folla dei colletti blu del Near North Side della città, la più grande delle aree comunitarie di Chicago per popolazione nel 2020.
Il quartiere brulica di luci e insegne al neon, ma anche di sporcizia e fumo dai tombini: la popolazione multirazziale e la micro criminalità organizzata, creano disordini all’ordine del giorno, e seppur meno residenziale e meno “povera” ricorda per tanti versi il quartiere da dove provengono i Gallagher in Shameless, il South Side, dove Lip cresce e impara la vita della strada.

La regia è spasmodica e frenetica, volutamente frastornante: il ritmo è sostenuto perché nella mezz’ora di ogni episodio, non si vuole lasciare allo spettatore il tempo di fermarsi e respirare un attimo. La macchina da presa si muove ad arte, con maestria, con eleganza, con primi piani ravvicinati, piani sequenza eleganti (solo nell’episodio 7, Review, ce ne sono circa cinque), un andamento incessante che richiama il ritmo delle brigate nelle cucine stellate, un ritmo che sovrasta grida, rumori e profumi, e che a volte riesce a sovrastare anche il tempo che passa.
Brani dei Wilco, dei Pearl Jam, dei Radiohead (“Let Down” vi resterà in testa per giorni quando vedrete il finale) e dei Counting Crows fanno da colonna sonora a una storia di enorme bellezza e grande umanità, una serie commovente e indimenticabile.
Oltre a White, la serie vede nel cast la presenza di Ebon Moss-Bachrach (“Richard ‘Richie’ Jerimovich”), Ayo Edebiri (“Sydney Adamu”), Abby Elliott (“Natalie ‘Sugar’ Berzatto”), Lionel Boyce (“Marcus”), Liza Colón-Zayas (“Tina”), Edwin Lee Gibson (“Ebraheim”) e Matty Matheson (“Neil Fak”). Un cast affiatato e meravigliosamente armonioso.

The Bear è creata da Christopher Storer (Ramy), che è anche executive producer insieme a Joanna Calo(BoJack HorsemanUndone), Hiro Murai (AtlantaStation Eleven) e Nate Matteson (Station Eleven) di Super Frog e Josh Senior, mentre Tyson Bidner (Ramy) è il produttore e Matty Matheson è il co-produttore.

The Bear serie tv Italia
FX’s THE BEAR “Ceres” (Airs Thursday, June 23) Pictured: Jeremy Allen White as Carmen “Carmy’ Berzatto. CR: Matt Dinerstein/FX
E se non vi abbiamo convinto noi, vediamo se ci riescono loro!

The Bear is one of the finest TV shows of the last five years” – The Guardian

It was so accurate that it was triggering” – Genevieve Yam, in Bon Appétit

The Bear is a Gritty Fairy Tale of Cooking and Grief” – The New Yorker

How ‘The Bear’ Captures the Panic of Modern Work. You don’t have to work in a kitchen to recognize the chaos and precarity the show depicts” – The New York Times

The Bear subverts tropes and brings a restaurant kitchen to life” – The Washington Post

 

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