Ramy: una grande serie tv da recuperare

Disponibile su AppleTV+ e Lionsgate, Ramy è la serie tv da recuperare in queste feste se finora ve la foste persa e in questo approfondimento vi raccontiamo perché.

Ramy Youssef ha 31 anni e già un Golden Globe come migliore attore protagonista alle spalle, ottenuto nel 2019 per il ruolo da protagonista in una serie tv che lui stesso ha scritto e che porta il suo nome: Ramy.

Ramy è un ragazzo americano di prima generazione, entrambi i genitori sono arrivati negli Stati Uniti dall’Egitto e lui è nato nel Queens, il più grande – in termini di estensione – dei cinque distretti di New York. Dieci anni di gavetta nel mondo dell’intrattenimento come attore prima e come sceneggiatore e regista poi, gli sono valsi oggi l’ambito premio e l’attenzione di pubblico e critica per la sua opera prima.
Un’opera, in forma di serie tv, che parla di un ragazzo come lui, di origini egiziane ma nato in America, in un contesto familiare profondamente condizionato dalle tradizioni e dal credo religioso islamico, ma in una società caotica come solo quella americana sa essere. Ramy, il personaggio, vive in pieno questo conflitto, interiormente ed esteriormente. Cercando un suo posto nel mondo e un equilibrio con la sua coscienza. I dettami dell’Islam mal si conciliano con la società liberale (e libertina) che i millennials americani attraversano, e la stessa società americana non ha un grande occhio di riguardo per un giovane arabo mussulmano a seguito dell’11 settembre 2001.

Di cosa parla Ramy

Ramy è una serie tv sulla fede, o meglio sul crederci e sul far credere. Già in occasione della prima stagione, che ha debuttato nel 2019, un articolo del New Yorker elencava i diversi sotterfugi con sé stessi e con gli altri a cui i giovani americani di origine egiziana (e, più o meno, praticanti mussulmani) protagonisti della serie devono ricorrere per cercare di dare un senso alla loro vita, alle loro relazioni e alle loro scelte.
Dalla più innocua bugia dell’essere arrivati al proprio limite di assunzione di alcol, sottintendendo una sbornia imminente, ma poi confessando che quel limite è zero per credo religioso, fino alle continue omissioni con i genitori, che a loro volta sono più propensi a fare severe raccomandazioni che a controllare se poi queste siano state rispettate o meno.

Ma Ramy non è una comedy e se già molte occasioni della prima stagione lo dimostrano, la seconda ha potuto sviluppare ancora meglio la natura di questa splendida serie tv.
All’inizio della seconda stagione Ramy è confuso e abbattuto a cause delle disavventure incontrate nella ricerca di una fidanzata, che è andata a cercare fin nella sua terra di origine, l’Egitto, rivelatosi poi molto più simile all’America di quanto lui si aspettasse. Tornato negli Stati Uniti, è in preda a depressione e ossessioni, e decide che solo una rinnovata dedizione all’Islam potrà rimetterlo in sesto. L’autore e protagonista ha così modo di sviluppare pienamente la riflessione profonda che sta dietro a questa serie. The Verge ha definito in più occasioni la seconda stagione “a very dark show” con ancora più mordente rispetto alla già tagliente prima stagione.

Alle stranezze della prima stagione, tra i commenti bizzarri delle avventure di Ramy sulla sua religione, ai commenti antisemiti dello zio del protagonista, nella seconda stagione si aggiungono episodi come l’apparizione (non casuale) della nota pornostar Mia Khalifa e l’esplosivo incontro tra un veterano della guerra in Iraq in cerca di redenzione e i manifestanti anti-islam, il tutto intorno a una moschea.

La terza stagione di Ramy

Nella terza stagione, rilasciata il 30 settembre scorso, la serie si fa più corale, fino a diventare (così come afferma nuovamente il New Yorker) una sorta seduta terapeutica pubblica di una comunità. La comunità musulmana americana, rappresentata in innumerevoli sue sfaccettature grazie alle diverse età e i diversi caratteri dei personaggi, si mostra in tutte le sue contraddizioni. Youssef usa l’alter ego di sé stesso come cartina tornasole grazie alla lunga esperienza nella stand-up comedy e alla scrittura affilata di cui è capace. Le situazioni assurde, grottesche, ma sempre divertenti e intelligenti, si susseguono e riescono a coinvolgere anche la top model Bella Hadid.

Perché vedere assolutamente Ramy

Ramy potrebbe essere una comedy, scritta da un giovane e talentuoso stand-up comedian, ma in realtà è molto di più.
Insieme a Mo (di cui abbiamo parlato qui) e precedendola, fa parte di un nuovo filone narrativo nel mondo delle serie tv, dove la realtà è sì filtrata dai caratteri della commedia, ma riesce a rompere gli argini del prodotto d’intrattenimento, per cercare di raccontare una realtà attuale e viva. Lo stesso Mohamed Amer appare come Mo in Ramy e insieme a Youssef ha scritto la serie che lo vede protagonista.

La vita di questi millennials sradicati dalla loro terra e catapultati in un’America che offre forse ancora un posto a tutti, ma che non risparmia cattiverie e difficoltà, è avventurosa e spesso spassosa nelle sue disavventure. Ma ben presto dobbiamo chiederci quanto la comicità sia propria degli eventi o più che altro un modo che questi personaggi (e queste persone) sviluppano per sopportare situazioni insopportabili. La società occidentale rende tutte le vite normali, ma questa normalità può essere solo un velo che strappato da una battuta mostra tutt’altro.

Lo abbiamo già detto, Ramy è una serie sulla fede, sul poter credere, ma non strettamente a un Dio, quanto più a qualcosa. Questi ragazzi americani di prima generazione sono nell’occhio del ciclone di un caotico disastro umano, schiacciati tra una religione che non sanno interpretare e una società che non gli dà alcun punto di riferimento, quando non gli è apertamente contro. Oltre alla malinconia e al dark humor, Ramy è una vera storia di passione.

Maybe the problem is that Ramy, no matter how hard he tries, doesn’t actually believe in anything yet. How could he? He was raised in America.The Verge

Per saperne di più di Ramy Youssef

Ramy Youssef  è una personalità poliedrica e un artista coraggioso. Parte della terza stagione è girata a Gerusalemme, con una troupe del luogo. Proprio in quei giorni perse la vita una giornalista, Youssef ne parla in questa splendida intervista sul New Yorker.

In questo podcast su Deadline potete invece sentirlo affrontare il tema della rivoluzione femminista in Iran e raccontare cosa prospetta per la sua serie tv.

Da Ramy in poi: altre serie tv da scoprire.

 

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