Hello Tomorrow! Come guardiamo al futuro ora che il futuro è arrivato

Ambientata in un
retro-futuro, Hello Tomorrow! racconta le vicende di un gruppo di commessi viaggiatori che vendono multiproprietà lunari. Disponibile su AppleTV+, la serie tv offre molteplici spunti di riflessione.

Da qualche anno ormai, stiamo passando dal domandarci come immaginiamo il futuro al chiederci come andrà quello in cui ci troviamo già. Le due domande hanno in effetti qualcosa in comune, in un’attesa che sa un po’ di paura e un po’ di avventura. Ma quando ci chiediamo come andrà il futuro in cui siamo già, c’è quasi anche una forma di responsabilità.
Ci guardiamo indietro: gli smartphone, il mondo digitale, l’intelligenza artificiale sempre più invasiva… come siamo arrivati qui? E ora che ci siamo, stiamo compiendo le scelte giuste?

Hello Tomorrow!, disponibile su AppleTV+, affronta alcune di queste scelte, riportandoci in un retro-futuro.
Vi anticipiamo subito che l’ambientazione, la scenografia e il cast di questa serie sono senza alcun dubbio i suoi punti di forza, e vale la pena guardare almeno un episodio per farsi un’idea.
Sul resto, ci arriviamo per gradi.

Billy Crudup, dopo aver vinto un Emmy come best supporting actor per The Morning Show nel 2020, ha ottenuto da Apple un ruolo da protagonista che sembra ritagliato su di lui: Jack Billings, un venditore tanto ottimista quanto mellifluo, è pronto  e disposto a tutto nel corso dell’estenuante rincorsa del successo nel più classico dei sogni americani.
La fisionomia dell’attore è perfetta per i futuristici anni Cinquanta in cui il racconto è ambientato: un mondo in cui la televisione è ancora in bianco e nero ma le automobili volano, non esistono gli smartphone ma i bar sono gestiti da robot.
Una realtà in cui il sogno americano è ancora vivo, quasi intatto, ma inizia a mostrare le sue prime incrinature. E allora perché non raddrizzarlo con un sogno in più? In questo caso con la possibilità di una vita completamente diversa, dove non esiste il fisco, né lo smog o le zanzare o la povertà: una nuova vita in una multiproprietà da sogno on the bright side of the moon.
Ed è proprio questo che Jack Billings offre con entusiasmo alle famiglie della middle class americana.
La capacità di Billy Cudrup di costruire personaggi che nascondono e poi svelano lentamente una profondità complessa e sofferta si può esprimere a pieno nella sceneggiatura di Hello Tomorrow!. Con questa serie l’attore ha avuto la possibilità di riportare sullo schermo le difficoltà del rapporto tra padre e figlio che lo hanno consacrato come grande interprete nella pellicola Big Fish (2003) di Tim Burton.
Joey Shorter, interpretato da Nicholas Podany, è il figlio inconsapevole di Billings, colpito dalla suo fascino e dalle sue capacità di venditore, ne diventa apprendista. I due sviluppano così un rapporto impari, in cui Joey pende dalle labbra di quello che non sa essere in realtà suo padre.
Un uomo che in qualche modo sta cercando di ricostruire il rapporto con suo figlio, ma che irrimediabilmente sembra trascinarlo verso una condizione di underdog.
Fondamentali anche i personaggi secondari, che giocano un ruolo determinante nell’azienda e nel rapporto tra Billy e Joey: Eddie Sharples interpretato dal sempre bravissimo Hank Azaria, Herb Porter cui presta il volto Dewshane Williams e Haneefah Wood che recita nel ruolo di Shirley Stedman.

Ph: courtesy of AppleTV+

Come abbiamo anticipato la serie gode di una gran cura nella produzione e nell’ambientazione, tanto da permettere al Collider di considerarla “un ponte tra il testo teatrale Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller e Fallout, serie di videogiochi con ambientazione retro-futuristica di grandissimo successo” (consigliamo a chi non le conoscesse di recuperare entrambe le “opere”).
Per quanto riguarda la fotografia, elegante, raffinata e dallo stile unico, il richiamo fortissimo è al realismo inconfondibile di Edward Hopper.
La sceneggiatura purtroppo convince meno e la storia, seppur ricca di un enorme potenziale, non è stata sfruttata al meglio.
Un protagonista che è un fuoriclasse, un cast azzeccato e una messa in scena precisa e dettagliata, secondo il The Guardian “non realizzano il wow!” che è tanto caro al venditore di solidi sogni sulla luna. O almeno fin qui.

Ph: courtesy of AppleTV+

Diversi passati e nuovi futuri: quali serie tv guardare sul tema?

Il nostro mondo sembra ormai cambiare così velocemente che la percezione su questo cambiamento è molto tangibile: a volte ci affascina, altre ci spaventa, e sempre più ci accorgiamo di quanto queste emozioni siano appunto legate alla nostra percezione.

Oliver Sacks, neurologo britannico che con il suo lavoro e la sua passione per la narrazione ha lasciato importanti contributi sia alla scienza che alla cultura degli ultimi cinquant’anni, si è occupato tutta la vita di questioni legate alla percezione, lasciando molti scritti sull’argomento, uno di questi è stato pubblicato postumo dal New York Times nel 2019 (ma risale a prima del 2015). In questa breve riflessione si interroga su cosa ne sarà di noi e delle nuove generazioni, tutti sempre assorti nello schermo dei nostri smartphone e mai veramente in una pacifica solitudine. Ma non è questo l’argomento che qui ci interessa, quanto piuttosto da dove la riflessione parte, ovvero dalla percezione del passato, del presente e del futuro. Sacks ricorda:

“My favorite aunt, Auntie Len, when she was in her eighties, told me that she had not had too much difficulty adjusting to all the things that were new in her lifetime—jet planes, space travel, plastics, and so on—but that she could not accustom herself to the disappearance of the old. “Where have all the horses gone?” she would sometimes say. Born in 1892, she had grown up in a London full of carriages and horses.”

Perché se ci abituiamo rapidamente alla novità (nonni e genitori, per esempio, sono a modo loro spesso più online di noi) la verità è che ricordiamo anche il passato e quello che ci ha raccontato, non in una forma di nostalgia, ma in un’idea diversa del futuro. Ed  Hello Tomorrow si domanda proprio questo: dov’è andato a finire il sogno americano? Come sarebbe se fosse ancora quello che possiamo ricordare o ri-raccontare?

Partendo da questa chiave di lettura oggi vogliamo proporvi alcune serie tv che hanno indagato in passati diversi da quelli che conosciamo e futuri alternativi.

3 serie tv che re-immaginano passato e futuro

Non vi proporremo la idolatrata Black Mirror (se non l’avete correte a recuperarla), ma cominciamo con una serie che ha avuto molto successo: The Man in the High Castle, disponibile su Prime Video. In questa serie con Alexa Davos e Luke Kleintank siamo negli anni Sessanta e il mondo ha preso un’altra strada rispetto a quella che conosciamo: il Terzo Reich ha vinto la Seconda Guerra Mondiale e domina gli Stati Uniti, oltre che il resto del mondo insieme al Giappone. Il Guardian definisce questa serie un racconto di enorme qualità sulla vita sotto un regime autoritario, un thriller geopolitico, una spy story e una love story, il tutto in un’ambientazione sci-fi.
Ma è soprattutto un modo per riflettere su avvenimenti presenti e futuri, arrivato in un momento che fa capire quanto le serie tv non siano solo puro intrattenimento.

Upload, sempre su Prime Video, ci porta più vicino, tanto vicino, esattamente tra dieci anni. Nel 2033 gli esseri umani possono decidere di essere letteralmente “caricati” in un ambiente virtuale dopo la morte e continuare a vivere lì per l’eternità.
Con Robbie Amel e Andy Allo, la serie è un’intelligente riflessione sugli effetti della rivoluzione della tecnologia sulla nostra vita e su come il digitale venga percepito come un modo per rendere più equa e democratica la società, e la renda invece così spesso terribilmente (e in modi grotteschi) ingiusta.

Watchmen è una miniserie in 9 episodi disponibile su NOW, scritta e prodotta da Damon Lindelof, co-creatore di Lost.
La serie di svolge nell’universo creato da Alan Moore e Dave Gibbons in alcuni famosi albi a fumetti del 1986 dove le questioni politiche e sociali si intrecciano con il fenomeno dei vigilantes, supereroi molto umani e spesso controversi.
L’universo di Watchmen è noto agli appassionati per essere una feroce critica sociale che mette a nudo le debolezze e le storture della società occidentale. La serie racconta di eventi che si svolgono nel 2019, ma è stata acclamata per aver trasposto nell’universo immaginario i terribili disordini razzisti realmente avvenuti nel 1920 in Oklahoma, in cui una inferocita folla di bianchi distrusse e diede alle fiamme un intero quartiere afroamericano. Il costante ripresentarsi di movimenti razzisti, la difficile tenuta sociale degli ultimi tempi, il conflitto tra la società e le forze dell’ordine: Watchmen è una serie da vedere per chi sa che nel mondo di oggi i supereroi non sono più una distrazione, ma un modo per guardarci in faccia.

Se invece volete tornare alla realtà di oggi, tuffatevi in alcune storie true crime.

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