Ethos: uno sguardo sulla società turca contemporanea nella nuova serie Netflix

Vite che si intrecciano, legami spezzati, relazioni interrotte, traumi, lacrime, sorrisi ironici.
Ethos è una serie profondamente intensa e corale, un ritratto estremamente realistico della Turchia contemporanea.

L’intento della serie è raccontare cosa sta accadendo in Turchia oggi, durante il passaggio dall’egemonia laica alla borghesia islamica. In patria la serie sta facendo discutere, in particolare modo i conservatori si sono scagliati contro l’eccessivo realismo, e ovviamente anche per questo motivo, Ethos sta spopolando allo stesso tempo.

Otto episodi da un’ora circa compongono la prima stagione, su Netflix da un paio di settimane.
Ethos non è una serie leggera e la sua lentezza è la sua forza: merita di essere vista per guardare aldilà del nostro naso ed entrare in una cultura affascinante seppur piena di controsensi.

 

La trama di Ethos

La serie è in tutto e per tutto un dramma delle relazioni, una storia corale che vede coinvolti diversi personaggi.
Nel corso della stagione le loro strade si incrociano, volenti o nolenti, in momenti particolarmente delicati, che li vedono impegnati a superare un passato problematico o a intraprendere nuove strade.
Ognuno di loro proviene da diverse classi sociali e ha alle spalle un passato con problemi culturali o economici di vario tipo.
Sullo sfondo Istanbul e i paesi della campagna circostante – location diverse per estrazioni diverse – ed entriamo così nelle vite di Meryem, Yasin, Sinan e Peri quasi in punta di piedi, per ritrovarci già nel il primo episodio, in un vortice di emozioni contrastanti di fronte alle loro storie che raccontano depressione, traumi familiari, atti di violenze verbali o domestiche.

L’ideatore, sceneggiatore e regista di Ethos è Berkun Oya, che ha scritto la serie in collaborazione con Ali Farkhonde.
La regia è, insieme alla sceneggiatura, la carta vincente di questa serie. Inquadrature lente e piani ravvicinati chiudono spesso in primi piani intensi e profondi, quasi fin dentro gli occhi dei personaggi.
I dialoghi si intrecciano letteralmente da un’inquadratura all’altra, attraverso una regia fluida e armoniosa, caratterizzata da una grana fortemente anni Settanta, nonostante la serie sia ambientata nella Turchia contemporanea.
Molti i dialoghi (spesso lunghi anche diversi minuti), elemento preponderante nella lenta (e di conseguenza verbosa) indagine psicologica dei protagonisti.

Al titolo originale, Bir Başkadır, per diversi Paesi si è preferito usare Ethos, il cui significato in origine era “il posto da vivere”.
 Con ethos popolare, nella sua accezione hegeliana e moderna, si intende l’insieme di valori e codici di comportamento che, interiorizzati dall’individuo in funzione della sua integrazione sociale, costituiscono e determinano la disposizione, il carattere e il temperamento culturale di una data popolazione.

 

Il cast di Ethos

Brilla su tuti la Цykь Karayel, l’attrice che interpreta Meryem, giа vista nel film Dust di Gozde Kural. Al suo fianco Fatih Artman, che interpreta suo fratello Yasin, personaggio a tratti emblematico, a tratti spaventoso. Sua moglie Ruhiye, uno dei personaggi più fragili della serie, è interpretata dalla bellissima Funda Eryiğit.
Nel ruolo di Peri, la psicologa di Meryem, Defne Kayalar, che intepreta una donna progressista e piena di pregiudizi. Interpretazione lodevole da parte di tutti: sguardi, gesti e recitazione perfettamente in linea con la storia narrata.
La performance attoriale aggiunge alla serie l’intensità necessaria per essere ricordata per parecchio tempo.

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