American Gods: un atto di fede verso Neil Gaiman e Brian Fuller

 “Non sono superstizioso, non credo in niente che non si possa vedere”

Così afferma Shadow Moon, poco prima di lasciare il carcere dopo 4 anni, al suo compagno di cella.
Lo afferma senza sapere quanto e come la sua vita stia per cambiare definitivamente.
Moon conclude il suo periodo di reclusione un giorno prima del previsto, per recarsi al funerale di sua moglie Laura, morta in un incidente stradale, mentre era intenta a praticare sesso orale al suo miglior amico.
Durante il volo che lo riporta a casa, Shadow incontra Wednesday, personaggio emblematico e ambiguo, che cerca di assodarlo per un lavoro misterioso ma ben remunerato.
Confuso, spaesato e senza un dollaro in tasca, dopo la ferma opposizione iniziale, decide di accettare e inizia così un viaggio mistico nel cuore dell’America, crogiolo di razze e culture, e della sua fede, messa a dura prova da ciò che “vede” intorno a sé, e ciò che invece “sente” in maniera del tutto istintiva dentro di sé.
Ragione e sentimento, due facce di una stessa medaglia (moneta in questo caso, guardando capirete perché) che lo trascineranno in un conflitto insormontabile con sé stesso e col mondo che lo circonda.
E nel mondo che lo circonda, quell’America dove etnie diverse ogni giorno s’incontrano e scontrano, coesistono religioni differenti e antiche, radicate in ogni individuo e perennemente in conflitto l’una con l’altra.
Le antiche divinità, venute prima di Dio e Allah, quelle scandinave, egizie, irlandesi, sono state dimenticate e rimpiazzate da nuove, pericolose forme di venerazione, come i media e la tecnologia, veleno della società odierna, e oggi vogliono riprendersi il posto che gli è stato tolto.

Questo il riassunto in poche righe di American Gods, romanzo cult di Neil Gaiman, pubblicato nel 2001 e pluripremiato nel corso degli anni.
Oggi, sedici anni dopo, il canale satellitare Starz (Black Sails, Outlander Ash vs Evil Dead) ha dato alla luce la serie tv tratta dall’opera di Gaiman, disponibile in Italia su Amazon Prime Video (otto episodi in totale, rilasciati singolarmente ogni lunedì sera dall’1 maggio).

Dietro American Gods, ci sono Bryan Fuller (Pushing Daisies, Heroes, Hannibal) e Michael Green (Logan, Blade Runner 2049, Alien: Covenant), e nel cast, Ricky Whittle (The 100, Mistresses) nel ruolo di Shadow Moon, Gillian Anderson (X-Files, The Fall), Ian McShane (Deadwood) e Pablo Schreiber (Orange is the New Black).

La serie, così come il romanzo, è un atto di fede vero e proprio: verso Gaiman prima, verso Fuller poi.
Confusione e smarrimento pervadono il lettore e lo spettatore gettandoli nello sconforto più totale.
Difficoltà nel seguire il filo logico della trama, descrizioni e inquadrature che sembrano a tratti interminabili, immagini oniriche che si alternano, senza un legame apparente, l’un l’altra.
La confusione che guida Shadow, è la stessa che assale lo spettatore, ed è difficile, se non impossibile, da decifrare, tanto per lui quanto per noi.
Colori vividi e sgargianti, accecanti luci al neon alternate a ombre profonde, rendono lo stile di Amercian Gods incredibilmente vicino a quello della pittura espressionista.
Già dai titoli di coda, il virtuosismo estetico della serie s’impone come elemento imprescindibile dalla narrazione stessa.
A questo stile onirico e iconico, già sufficientemente caotico, va aggiunto un linguaggio crudo e spesso sboccato, immagini di nudità, maschili e femminili, più che esplicite, fiumi di sangue rosso rubino dall’aria vagamente splatter, pugni, arti che volano, monete che sbucano fuori dal nulla.

Un po’ come l’urlo di Munch, American Gods è inquietante, difficile da capire e da decifrare, inaspettatamente affascinante.
Non è una serie tv da prendere alla leggera, né una di quelle da abbandonare dopo un paio di episodi.
È una serie in cui credere, senza abbandonarla perché troppo complicata.
Perché sì, con pazienza e fiducia, se rimarrà fedele al romanzo, alla fine riusciremo a unire tutti i puntini e capire quel che c’è da capire.
E riderne, forse amaramente e forse no, o rifletterci su.
Perché nonostante lo smarrimento percepito nel corso di questi primi episodi, è evidente che, i temi trattati, religione, immigrazione, valori perduti e nuove forme di culto, siano un importante spunto per  riflettere su dove, questo pazzo, pazzo mondo, stia andando.

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