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Guardo serie tv da quando avevo 12 anni (oggi ne sono passati un bel po’) e su Italia1 andavano in onda Beverly Hills 90210 prima, e Melrose Place dopo, rigorosamente in seconda serata, per via delle tematiche affrontate, molto più azzardate. Del resto, era la fine degli anni Novanta, doveva scorrerne ancora di acqua sotto i ponti delle serie tv.
Ancora li chiamavamo telefilm, li registravamo in vhs e i dvd o lo streaming neanche sapevamo cosa fossero. Toccò in seguito a Friends, appuntamento fisso per me e mio fratello, in seconda serata su Rai2.
E sulla stessa rete, qualche anno dopo, Felicity, una delle serie meno conosciute dal grande pubblico, creata da J.J. Abrams e interpretata dalla stessa Keri Russel che oggi in molti seguiamo in The Americans.
Arrivò poi Sex and The City, amicizia, sesso e donne indipendenti: una ventata di freschezza nel panorama televisivo generalista. Era il 2000 e andava in onda a mezzanotte su quello che all’epoca ancora si chiamava Telemontecarlo.

E l’anno dopo, James Gandolfini nei panni di Tony Soprano sbarcò sul piccolo schermo portando con sé la serie, The Sopranos appunto, che il New York Times definisce come “la più grande opera della cultura pop americana dell’ultimo quarto di secolo”.
Iniziarono poi a susseguirsi i pomeriggi del sabato che ricordo sempre con allegria, in compagnia di teen drama indimenticabili quali Dawson’s Creek e One Tree Hill, passando per Buffy e Roswell: incetta di storie d’amore adolescenziali, con un pizzico di sci-fi e melodrammi infiniti.
Il giro di boa, nella prima parte degli anni 2000, avvenne con Lost, quella che per me, e molti altri, rappresenta “LA” serie, la linea di confine vera e propria, il limite ultimo dove l’interesse per i telefilm, sfocia nell’ addiction, un’ossessione, chiamiamola come vogliamo (estromettendo però l’eccezione negativa del termine).
Il nascere di quella che più tardi i critici avrebbero definito come la Golden Age della TV, coincide così col sorgere di prodotti adatti più o meno a tutti, capaci di attrarre un pubblico, cresciuto a pane e tv, ormai più esigente e smaliziato.
È il turno di serie quali OZ, The Wire, The Shield, 24, House MD, Desperate Housewives, prodotti diversi tra loro, con una caratteristica ben precisa in comune: una sceneggiatura di altissima qualità.
L’arrivo dello streaming (più o meno legale), ha mischiato le carte in tavola e allargato gli orizzonti di tutti gli addicted: più serie per tutti in qualsiasi momento.
Le serie hanno invaso così la mia vita quotidiana ancor più che in passato, rompendo gli argini, diventando una vera “droga”, una passione che andava oltre il piccolo hobby del sabato pomeriggio.
Divennero argomento di dibattiti sempre più accesi con amici per lo più virtuali, su forum e blog, o conversazione al centro delle serate con quelli in carne ossa: Lost per esempio, era sulla bocca di tutti, ciò che la serie di Abrams riuscì a scatenare nel mondo del web e in quello reale resterà per sempre nella storia della tv.
Con gli anni le serie sono diventate anche un tassello fondamentale del mio percorso lavorativo, e oggi, dopo aver trascorso ore e ore davanti alla tv, al computer, al tablet, sono innumerevoli i titoli che posso annotare tra i miei preferiti.
Da Breaking Bad a Dexter, da Shameless a The Walkind Dead, passando per Sons of Anarchy o House of Cards, la lista è veramente infinita: serie indimenticabili, saghe lunghe decine di stagioni, telefilm brevi, drama, medical, fantasy.
Ogni serie, a modo suo, ha quel potere “magico” nella mia vita che nessun altro passatempo ha mai potuto eguagliare: riuscire a non annoiarmi mai, a tenermi legata alla storia, rapita dalle immagini.
Ogni stagione tanti nuovi pilot da provare, nuovi personaggi a cui affezionarsi, nuove storie con le quali emozionarsi, e staccare la spina dalla realtà.
Nuove piattaforme cui attingere per vedere prodotti originali, nuovi modi di fruire dei contenuti stessi, adattabili ormai a ogni situazione della vita quotidiana.
Le serie da pausa pranzo, da weekend, gli appuntamenti fissi con la messa online in contemporanea, il rischio costante dello spoiler, la social tv: tutto è cambiato e continua a farlo in maniera velocissima, in modo da arricchire un mondo già di per sé ricchissimo.
Da qui, da questo mio amore innato e viscerale per questo tipo di narrazione, l’idea di TV Tips: perché in tutti questi anni, amici e conoscenti, hanno sempre potuto contare su di me per un consiglio seriale.
Ho appena finito Desperate, che serie inizio?!
E adesso che ho finito Breaking Bad che guardo?
Senza Sons of Anarchy non so stare.., che serie inizio?
Sorrido al pensiero di quante volte mi siano state rivolte domande simili.
Perché quindi non condividere con tutti la mia passione?
Perché non mettere a frutto l’esperienza maturata negli anni e suggerire a chiunque voglia un consiglio su che serie iniziare?
Non c’è una macchina o semplice algoritmo dietro TV Tips, ma le serie che ho amato o odiato, quelle che mi hanno fatto piangere, riflettere, disperare. Quelle che inizio appena debuttano sullo schermo e quelle a venire.
Ce ne sono parecchie, al momento più di 350, sicuramente non tutte, ma abbastanza per iniziare.
Cosa vorrei? Che vi divertiste e che riusciste a trovare la vostra serie del cuore, com’è successo a me innumerevoli volte in questi anni, per divertirvi, emozionarvi e affezionarvi a storie che senza ombra di dubbio, se riusciranno ad arrivarvi al cuore, lì resteranno per molto tempo, come un grande amore o un caro amico.

E su questo blog, ogni tanto, parleremo di novità, dei vostri gusti, e di tanto altro ancora, e ogni commento, consiglio suggerimento, sarà graditissimo.

Buon divertimento amici seriali, e buona serie!

 

 

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