Mythic Quest: la seconda, imperdibile stagione su AppleTv+

di Tommaso Valsecchi

Da qualche settimana a questa parte, AppleTv+ ha rilasciato la seconda stagione di Mythic Quest, comedy ambientata nel mondo di uno studio di videogiochi.
La nostra recensione (senza spoiler).

Ph: courtesy of Apple

Se i primi nove episodi (e i due speciali nel mezzo) ci hanno piacevolmente sorpreso, con questo nuovo capitolo i creatori, Charlie Day e Rob McElhenney, lanciano la serie nella stratosfera degli imperdibili.
I due, già ideatori e interpreti di una delle comedy più cult del piccolo schermo, It’s Always Sunny in Philadelphia, confermano tutto quello che ci avevano fatto vedere nella prima stagione.
Mythic Quest si fa infatti più sofisticata e complessa, decisamente più profonda tanto nello script, quanto nei dialoghi (punta di diamante anche di It’s Always Sunny in Philadelphia) che nella costruzione dei personaggi: in particolar modo il rapporto tra Ian (lo stesso Rob McElhenney), direttore creativo ego riferito dall’aura mitologica, e Poppy (Charlotte Nicdao) neo co-direttrice geniale, fragile e nevrotica si stratifica episodio dopo episodio raggiungendo il culmine negli episodi otto e nove scavando in profondità e lasciando degli importanti solchi emotivi nei due.

Ph: courtesy of Apple

Ma è proprio il rapporto di forza tra tutti i personaggi della serie a intrecciarsi maggiormente: Rachel e Dana alle prese con la goffa costruzione di una relazione, lo strano trio composto da Brad, Jo e David e infine anche a C.W. Longbottom.
E a proposito proprio di C.W. Longbottom, a lui è dedicato il consueto episodio fuori continuity che caratterizza Mythic Quest: come nella stagione precedente infatti, anche in questo caso c’è una puntata con un minutaggio più lungo che si concentra su eventi adiacenti alla storia principale e anche in questo caso si tratta di un vero e proprio cult.
Stavolta l’episodio è ambientato negli anni sessanta e ci trasporta in una casa editrice che pubblica riviste e romanzi di fantascienza: un contesto incredibile che vedeva entrare e uscire dalle porte della redazione scrittori come Asimov o Bradbury (che tra l’altro appaiono nell’episodio) e da solo vale la spesa dell’abbonamento al servizio di casa Apple.
Ricorda molto, anche per saturazione del colore, le atmosfere di un altro capolavoro sottovalutato degli ultimi anni, Halt and Catch Fire, ma sempre restando in perfetto equilibrio tra commedia e dramma.

Ph: courtesy of Apple

Via via Mythic Quest si vena di piccole note drammatiche, sfumature dal leggero retrogusto amaro ma intenso, la stessa idea di umorismo viene investita da questa velatura malinconica che trova negli episodi cinque, sei e sette il suo massimo apice riverberandosi di conseguenza negli ultimi due.
L’arguzia nella scrittura di Day e McElhenney probabilmente raggiunge uno dei loro maggiori picchi: il diavolo come si dice è nei dettagli ed è proprio nei dettagli che i due autori (coadiuvati da un nutrito numero di penne fra cui Megan Ganz di Community e David Hornsby) trovano il meglio raccontando i rapporti umani attraverso le sottigliezze e le idiosincrasie tipiche del nostro tempo.
Perciò non resta che godervi quest’ultima loro creazione.
Per una probabile ma non ancora ufficiale terza stagione si dovrà aspettare la fine del 2022 o addirittura il 2023 (al momento Rob McElhenney è alle prese con la quindicesima stagione di It’s Always Sunny in Philadelphia e per impegni contrattuali non può dedicarsi anche a MQ), ma fidatevi di noi: l’attesa ne varrà la pena.

Ph: courtesy of Apple
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