Luna Park: un salto a Roma negli anni Sessanta nella nuova serie tv di Netflix

Misteri e intrecci famigliari al centro di Luna Park, la nuova serie tv italiana prodotta da Fandango, su Netflix dal 30 settembre.
L’abbiamo vista in anteprima e ve ne parliamo meglio senza spoiler!

LUNA PARK (L to R) SIMONA TABASCO as NORA and ALESSIO LAPICE as SIMONE in episode 102 of LUNA PARK Cr. ANDREA MICONI/NETFLIX © 2021

Il posto più magico della Roma anni ‘60 sta per aprire le porte.

Netflix ha lanciato Luna Park con questo payoff, lasciandoci presumere che ci saremmo addentrati in una serie speciale, quasi incantevole, sicuramente magica, per l’appunto.
Peccato che i sei episodi visti in anteprima, di magico non hanno proprio nulla, neanche l’ambientazione.
Nonostante un buon episodio pilota – che aveva lasciato ben sperare – le restanti puntate soffrono della maggior parte dei (soliti) difetti delle produzioni italiane Netflix: prive di complessità narrativa, caratterizzate da una sceneggiatura debole, per nulla credibili dal punto di vista della recitazione.
Ne parleremo tra poco, vediamo intanto la trama di Luna Park e chi la interpreta, l’ha scritta e diretta.

La trama di Luna Park

In primo piano la vicenda di Nora, una giovane giostraia, e di Rosa, una ragazza della Roma bene che, grazie a un incontro voluto dal destino, scoprono di essere sorelle.
In un susseguirsi di intrighi e misteri da svelare, cercano di fare luce sul perché, ancora in fasce, sono state separate e destinate a vivere due vite completamente agli antipodi, estranee del forte legame che invece le univa.

Sullo sfondo di una delle città più belle del mondo, Roma, con le sue luci, lo sfarzo, i divertimenti dei mitici anni della Dolce Vita e la magia del Luna Park, la serie porta due famiglie a guardarsi indietro per fare chiarezza sul proprio futuro. Nel Luna Park si alternano e si intrecciano i destini di diverse generazioni, in un percorso fatto di intrighi e segreti durante il quale troverà posto anche la scoperta del primo amore.

LUNA PARK (L to R) SIMONA TABASCO as NORA and LIA GRIECO as ROSA in episode 103 of LUNA PARK Cr. ANDREA MICONI/NETFLIX © 2021

Luna Park: cast & crew

La serie, in 6 episodi, è creata e scritta da Isabella Aguilar (Baby, The Place) e vede dietro la macchina da presa Leonardo D’Agostini (Nastro d’Argento al miglior regista esordiente nel 2019 per Il Campione) e Anna Negri (Baby).

La famiglia Marini, di cui fa parte Nora, interpretata da Simona Tabasco (I Bastardi di Pizzofalcone, Doc – Nelle tue mani) vede Tommaso Ragno nel ruolo di suo padre Antonio, Milvia Marigliano (Sulla mia pelle, Loro 2) in quello di sua nonna Miranda. Mario Sgueglia (Il Campione, Summertime) è suo zio Ettore e Ludovica Martino (Skam Italia), sua madre Stella.

La famiglia Gabrielli è composta da Lia Grieco, che debutta in una serie tv nel ruolo di Rosa, Guglielmo Poggi (Smetto quando voglio), nel ruolo di suo fratello Giggi, Paolo Calabresi, nei panni di Tullio, padre di Rosa e Giggi, e Fabrizia Sacchi (La prima cosa bella) in quelli della madre Lucia.

Alle vicende delle famiglie Marini e Gabrielli, si intrecciano quelle dei Baldi, famiglia composta da Lando, interpretato da Michele Bevilacqua (Don Matteo, La Squadra), Doriana, che ha il volto di Lorenza Indovina (Forever Young),  e i loro 2 figli, Matteo interpretato da Edoardo Coen e Simone da Alessio Lapice (Il Primo Re).

LUNA PARK (L to R) GUGLIELMO POGGI as GIGGI and ALESSIO LAPICE as SIMONE in episode 103 of LUNA PARK Cr. ANDREA MICONI/NETFLIX © 2021

Luna Park: bocciata nonostante le premesse

Il fatto che dietro Luna Park ci sia parte del team di Baby, è piuttosto evidente: la serie non brilla né per i dialoghi né per la sceneggiatura, e la storia in sé, alla fine della visione, si rivela piuttosto inconcludente. Tutti difetti già riscontrati nella serie sulle “squillo dei Parioli”.
La recitazione non aiuta, ma questa volta con un’aggravante in più: la messinscena molto teatrale e il linguaggio apparentemente forbito nella recitazione da parte di alcuni attori, soprattutto della famiglia Marini, si scontra con il ruolo che gli stessi dovrebbero interpretare e con il contesto in cui la storia è ambientata. Lo stesso Paolo Calabresi, sempre ineccepibile, risulta fin troppo ingessato e costruito, e come sempre ciò si riflette sulla credibilità dei personaggi e della storia: è impossibile infatti attivare quella sospensione dell’incredulità e immergersi nella storia – caratteristiche fondamentali in ogni film e serie tv per creare empatia col pubblico – se la recitazione e i protagonisti risultano così poco convincenti.

La sceneggiatura inoltre, nonostante le premesse e le buone potenzialità, si è dimostrata debole nella storyline principale (quella sulle due sorelle), e ancor meno plausibile nella storia secondaria, legata a un omicidio che coinvolge parte dei personaggi.

La stessa scenografia convince a metà: aldilà di qualche costume e ricostruzione, di quella Roma degli anni Sessanta annunciata in pompa magna, c’è poco e niente.
Di quei Poveri ma Belli o de La Dolce Vita – entrambi film manifesto di quell’epoca meravigliosa, di quegli anni sacri quasi, che precedono e susseguono il “miracolo italiano” che contraddistinse la società romana di quegli anni – non rimane granché se non qualche costume di scena e qualche angolo simbolico della Capitale inquadrato qua e là.
Poca sostanza, soprattutto se pensiamo a serie tv italiane che sono davvero un capolavoro di scenografia e di ricostruzione di un’epoca, basti pensare al rione e alla Napoli degli anni Cinquanta protagonisti ne L’Amica Geniale.

Le stesse musiche ci hanno lasciato perplessi: la colonna sonora di Luna Park è formata principalmente da musica originale di matrice orchestrale (eseguita dall’Orchestra Italiana del Cinema), da musica elettronica e caratterizzata dalla presenza di diversi brani di repertorio. Le musiche diegetiche sono quasi sempre musiche inerenti al periodo storico nel quale è ambientata la serie.
Il “quasi” appena citato è la nota dolente. Se pensiamo al panorama musicale italiano di quegli anni, alla quantità di brani indimenticabili che hanno fatto la storia della musica italiana, si sarebbe potuto fare di più, molto di più. Magari iniziando a evitare di inserire nella soundtrack una cover di Chasing Cars degli Snow Patrol.

Insomma, ancora una volta, Netflix cade sull’ennesima serie tv italiana che scimmiotta qua e là titoli internazionali, senza riuscire però nell’intento di lasciare il segno o, almeno, garantire ai suoi utenti una bella storia da guardare.

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