Euphoria: molto più di un teen drama

Euphoria “non è il solito teen drama”: in questi giorni, questa frase ricorre su qualsiasi articolo parli della nuova serie HBO che debutterà il 26 settembre alle 23.15 su Sky Atlantic.
La “nuova, scandalosa serie con Zendaya”: tanti la stanno definendo così, arrotolandosi su molteplici cliché. Quindi perché no, anche noi vogliamo dire la nostra.
Partiamo dal presupposto che Euphoria NON è una serie per tutti: non è una serie da guardare in famiglia, né un prodotto di cui godere per liberare la mente e alleggerirsi dopo una giornata pesante.
Euphoria non è (almeno non soltanto) ciò che si vede dal pilot, è molto di più: è adatta a un pubblico 18-40 se proprio dobbiamo trovargli un target specifico, nonostante a molti trentenni siamo convinti non piacerà.
Soprattutto però, Euphoria è una serie che piacerà a quanti sono disposti a guardare oltre il concetto standard di adolescenza, sessualità e relazioni affettive come eravamo abituati a vederle fino a qualche anno fa.
Il termine più adatto per descrivere la serie prodotta da Drake è “fluida”, sotto tutti i punti di vista.
Un drama fluido, che non ha timore di mostrare il pene circa ottanta volte in 8 episodi, non ha paura di parlare di BDSM, di complicate relazioni nate online, revenge porn e droga, sì anche di droga, ma credeteci, sarà l’ultimo dei vostri problemi.
In molte recensioni infatti, la serie è ridotta a descrizioni del tipo ”adolescenti che hanno a che fare con i problemi di tutti i giorni, tra sesso, droga e problemi familiari”: ecco, raccontata così, potremmo sembrare di The O.C., Gossip Girl, 90210, e via dicendo.
Ma appunto, questa non è Euphoria. Perché sì, Zendaya interpreta una giovane adolescente con problemi di droga, ma il suo personaggio è molto più di una ragazzina drogata in rehab: Rue è una sedicenne con gravi problemi psicologici e disturbi comportamentali che ricorre alle droghe per trovare un silenzio che non sia silenzio, ma quiete interiore, in un mondo che fa sempre più rumore.  La droga è un granello di sabbia in un mare di disagio per Rue e per il mondo che le gravita intorno. La droga è l’ultimo dei problemi per i “ragazzini” di Euphoria: abusi sessuali, violenza domestica, episodi di sottomissione, choking non consensuale, rapporti extraconiugali con minorenni, bullismo e isolamento.
Questi e molti altri sono i motivi per cui probabilmente Euphoria farà paura, sopratutto a molti genitori che penseranno “ma mio figlio non è così”, mentre lo stesso figlio, nel frattempo, sarà in cameretta a inviare foto di nudo al suo partner virtuale del momento.
Coraggiosa la scelta di Sky Atlantic di acquistare una serie simile, intelligente la mossa di mandarla alle 23.15, perché appunto, non è una serie per tutti.

I “ragazzini” come molti li definiscono, la guarderanno e incontreranno parecchie situazioni a loro ben note, su tutte quelle inerenti le relazioni online, il sexting e il ghosting.
Perché Euphoria racconta gli adolescenti sì, ma finalmente lo fa come poche serie fino a oggi hanno avuto la temerarietà di fare, stravolgendo, se vogliamo, lo stereotipo del teen drama.
E il passo in più (seppure forse non completamente riuscito, ma con ottime potenzialità di sviluppo nella prossima stagione) è la battaglia contro gli stereotipi (appunto) che prova a portare avanti: due protagoniste vi colpiranno nella serie, Barbie Ferreira l’attrice e attivista della body positivity nei panni di Kat e la modella transgender Hunter Schafer in quelli di Jules.
Due adolescenti in piena crisi sessuale, atipiche forse per il pubblico italiano, più congeniali a quello americano (nonostante la serie sia un remake dell’omonima serie israeliana).
Di Hunter Schafer sarà praticamente impossibile non innamorarsi, tanto che riuscirà già dal secondo episodio, a mettere in ombra Zendaya, quotatissima attrice e cantante (oggi testimonial Dior), eccellente nel ruolo di Rue e perfetta anche nei brani che fanno da colonna sonora allo show (la trovate su Spotify ed è una bomba, ve la consigliamo).
I motivi per vedere Euphoria sono tanti, non fermatevi al “teen drama”, provate ad andare oltre, e vedrete che al termine dell’episodio finale, psichedelico e onirico, sarete tra i primi a volere la seconda stagione già il mese prossimo.

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